Camp de Milles - Un laboratorio Civico

Camp de Milles - Un laboratorio Civico

Il Camp des Milles è l'unico grande campo di internamento e deportazione francese ancora intatto. Attraverso una ricca e avvincente collezione di esposizioni, audiovisivi e illustrazioni, la museografia di 15.000 m2 presenta la complessa storia del Camp des Milles, degli uomini, donne e bambini che vi furono internati tra il 1939 e il 1942, tra cui 2.000 ebrei che furono deportato ad Auschwitz-Birkenau.

Il Memoriale di Camp des Milles è stato pensato, soprattutto per i giovani, non solo come museo di storia e luogo preservato della memoria, ma anche come spazio per il patrimonio e la cultura artistica e come “museo delle idee”, un laboratorio innovativo sia nei contenuti e i suoi metodi di insegnamento. Il Memoriale offre, in un luogo della memoria, punti di riferimento multidisciplinari e chiavi di lettura che possono aiutare a vigilare e reagire in tempo alle tensioni identitarie e ai conflitti estremismi.

La sua azione educativa e culturale intende rafforzare la vigilanza e la responsabilità dei cittadini di fronte al razzismo, all’antisemitismo e ad ogni fanatismo: attingendo da un lato alla memoria e alla storia della Shoah e ai crimini di massa commessi durante la Seconda Guerra Mondiale, nonché alla resistenza a questi crimini, dall'altro, avvalendosi delle conoscenze scientifiche che consentono di comprendere, in un'ottica di prevenzione, i processi individuali e collettivi che possono condurre a tali delitti, nonché quelli che consentono di contrastarli.

Inaugurato nel 2012, il Memoriale accoglie oggi più di 100.000 visitatori, tra cui quasi 60.000 studenti ogni anno. Vengono inoltre organizzate sessioni di formazione per agenti di polizia, vigili del fuoco, dipendenti pubblici, membri di ONG, dirigenti aziendali, assistenti sociali, studenti e altri. I principali punti di analisi sono stati tratti dal processo storico dell'Olocausto poi essere confermati dall'analisi scientifica dei processi che hanno portato ad altri grandi crimini genocidi, come quelli contro armeni, sinti e rom, tutsi in Ruanda. Un tale “approccio convergente” mostra che le lezioni della Shoah sono universali e forniscono chiavi per comprendere alcune modalità ricorrenti di funzionamento dell’umanità. Possiamo quindi dire che il presente può essere illuminato proprio dall’esperienza storica e dall’analisi multidisciplinare.

Questo “approccio di convergenza” è stato sviluppato in particolare in una cattedra Unesco “Educazione alla cittadinanza, scienze umane e convergenza delle memorie” (condivisa con l’Università di Aix Marsiglia e diretta dal Prof. Alain Chouraqui, presidente della Fondazione Camp des Milles).

La memoria dell'Olocausto può allora essere «un riferimento per il presente» e non soltanto «una riverenza verso il passato». Questo approccio specifico evidenzia alcuni fattori individuali diffusi (rifiuto degli altri, effetto di gruppo, passività, sottomissione cieca all'autorità, conformismo, egocentrismo, gelosia, paura…). Definisce anche le fasi dei processi sociali che si combinano con i fattori individuali che possono portare a tali crimini, sulla base di un terreno sociale comune .