Il Piano di dimensionamento della rete scolastica è lo strumento attraverso il quale gli Enti Locali propongono, con cadenza annuale, l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole al fine di avere istituzioni scolastiche con una popolazione definita dal legislatore come ottimale.
Questo strumento è stato attivato a partire dal 2000 per razionalizzare la rete scolastica, all'epoca estremamente frammentata.
L'obiettivo del dimensionamento era, ed è, assicurare agli studenti la molteplicità di servizi che solo le unità di una certa dimensione consentono di offrire.
Una scuola di dimensioni ottimali garantisce:
- esercizio dell’autonomia scolastica tramite l'attivazione di economie di scala;
- la stabilità nel tempo alle stessa scuola;
- il peso istituzionale necessario per interloquire con le comunità locali;
- proporre un’offerta diversificata e articolata sul territorio, che agevoli l’esercizio del diritto all'istruzione.
La dimensione necessaria ordinaria per l'assegnazione del Dirigente Scolastico (Preside) e del DSGA (Dirigente amministrativo) all’istituzione scolastica è definita in una popolazione scolastica stabile non inferiore a 600 alunni nell'ultimo quinquennio. La norma consente una popolazione di dimensione inferiore in contesti con caratteristiche geografiche specifiche come ad esempio le isole.
Il processo di dimensionamento si produce con ricorrenza annuale, prima della determinazione delle necessità di personale (organico scolastico) dell’anno scolastico successivo.
Qualora l'istituzione scolastica non raggiunga il livello minimo richiesto, non è prevista l'attribuzione di una figura dirigenziale propria e la scuola verrà affidata in reggenza ad un Dirigente scolastico già responsabile di un istituto adeguatamente dimensionato.
Inoltre, per le scuole che non raggiungono gli indici di riferimento fissati, la normativa prevede due tipi di razionalizzazione che vanno previsti nel Piano di dimensionamento:
Razionalizzazione orizzontale:
Istituzione di comprensori scolastici di più scuole dello stesso livello, ognuno sotto un unico dirigente, aventi alla base una popolazione scolastica, accertata come stabile nell'ultimo quinquennio, composta da un numero di alunni compreso tra le 500 e le 900 unità.
Razionalizzazione verticale:
Istituzione di comprensori scolastici di livello integrato. Per esempio:
- Istituti Comprensivi (elementari, medie e eventualmente scuole dell’infanzia);
- Istituti Omnicomprensivi (elementari, medie e superiori).
I Comuni richiedono di inserire nel piano provinciale le deliberazioni assunte in relazione alle scuole primarie ed alla scuole di primo grado dei propri territori.
Gli enti di Area vasta (Città metropolitane e Province) stabiliscono il Piano di dimensionamento relativo alle scuole secondarie di secondo grado dei relativi territori territori generali e recepiscono nel proprio atto quanto previsto nei Piani dei Comuni del proprio territorio.
l Piano di dimensionamento della rete scolastica provinciale definisce gli ambiti territoriali ottimali, le indicazioni rispetto ai parametri numerici degli alunni, tenendo conto delle linee tendenziali e della morfologia dei diversi territori; le indicazioni particolari e differenziate per le unificazioni o gli accorpamenti per le scuole statali del primo o del secondo ciclo e per quelle di valenza regionale; le eventuali motivazioni per richiedere particolari deroghe all'interno della normativa vigente.
La Regione acquisisce i Piani provinciali e li integra nei propri strumenti di pianificazione e programmazione in materia di istruzione.
Il Piano regionale di dimensionamento della rete scolastica e formativa consente ai dirigenti dell'amministrazione scolastica periferica (Ufficio scolastico Regionale) di avviare il riconoscimento dell'Autonomia alle singole istituzioni scolastiche e l'attribuzione della personalità giuridica alle istituzioni scolastiche che ne erano prive, provvedendo così all'assegnazione dei dirigenti e delle reggenze.