Il report OCSE 2019 fotografa la situazione dell’istruzione nei paesi che hanno aderito all'indagine nell’anno 2018.
Presentiamo una sintesi degli aspetti più significativi in relazione alla situazione italiana.
ISTRUZIONE SECONDARIA ED OCCUPAZIONE
Gli istituti tecnici e professionali possono essere un percorso efficace per l’ingresso nel mercato del lavoro.
In Italia, l’istruzione e la formazione tecnica professionale (TVET) rappresenta una vera alternativa ai programmi secondari superiori di indirizzo generale, poiché a differenza di molti Paesi, l’età media di conseguimento del diploma è relativamente simile tra la scuola secondaria superiore di indirizzo generale (18) e i programmi di indirizzo tecnico-professionale (19).
Nel 2017, in Italia la maggior parte degli studenti della scuola secondaria superiore (55%) era iscritta negli istituti di indirizzo TVET e tale quota era anche più elevata per gli studenti maschi, con un rapporto di 2 studenti su 3 iscritti negli istituti tecnici o professionali.
La partecipazione degli studenti di età compresa tra 15 e 24 anni ai programmi di indirizzo tecnico o professionale è anche una priorità degli Obiettivi di sviluppo sostenibile poiché svolge un ruolo importante nella preparazione degli studenti al mercato del lavoro, insieme all'istruzione terziaria: l’Italia è il Paese dove la differenza nella partecipazione tra uomini (26%) e donne (17%) è più pronunciata.
In Italia, i giovani adulti con un livello d’istruzione secondario superiore o post-secondario non terziario tecnico-professionale hanno, in media, prospettive occupazionali simili rispetto ai laureati, a differenza della maggior parte degli altri Paesi dell’OCSE dove il tasso di occupazione è superiore per i giovani adulti laureati.
L’istruzione e la formazione tecnica e professionale (nota come TVET) è un percorso alternativo per l’ingresso nel mondo del lavoro: i giovani adulti (25-34enni) che hanno raggiunto un livello d’istruzione secondario o post-secondario non terziario professionale hanno prospettive d’impiego simili ai giovani che hanno ottenuto un titolo di studio terziario.
Nel 2018, il 68% dei 25-34enni con una qualifica tecnico-professionale aveva un lavoro rispetto al 67% dei giovani adulti con un’istruzione terziaria, il 48% per i giovani adulti con un’istruzione secondaria superiore di indirizzo generale e il 53% per quelli senza una qualifica secondaria superiore.
La quota di adulti che hanno completato le scuole secondarie superiori di indirizzo professionale è più elevata in Italia rispetto alla media OCSE: il 33% dei 25-64enni ha ottenuto come titolo di studio più alto un diploma della scuola secondaria superiore di indirizzo professionale (media OCSE: 25%). Tale divario è ancora più ampio tra i 25-34enni: il 35% dei giovani adulti in Italia ha un’istruzione secondaria superiore professionale rispetto al 25% in media nei Paesi dell’OCSE.
In Italia, la maggior parte dei diplomati della scuola secondaria superiore tecnico-professionale ha seguito un programma di studi nei seguenti tre campi: servizi (30%); economia, gestione e diritto (29%); ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia (25%). Sebbene i primi due campi siano abbastanza equilibrati in termini di genere, gli uomini fanno registrare una quota maggiore di diplomati (87%) nel campo dell’ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia.
Oltre all'istruzione tecnico-professionale e superiore, gli adulti possono continuare a sviluppare nuove competenze nell'istruzione formale e informale nel corso della loro carriera. In Italia, solo il 42% dei 25- 64enni hanno partecipato a programmi di studio formali o informali nei precedenti 12 mesi, rispetto alla media del 47% nei Paesi per i quali sono disponibili dati. Tuttavia, il divario si osserva principalmente tra gli adulti che non hanno un’istruzione secondaria superiore (in Italia, a tale forma apprendimento aveva partecipato il 21% degli adulti, 5 punti percentuali al di sotto della media) e per le donne (39%, 9 punti percentuali in meno rispetto alla media).
L’apprendimento degli adulti si svolge essenzialmente mediante il sistema informale d’istruzione: il 33% dei 25-64enni hanno partecipato ad attività di formazione informali collegate al lavoro nei precedenti 12 mesi (media OCSE: 38%) e il 14% ad attività non collegate al lavoro (media OCSE: 13%). Solo il 3% dei 25-64enni partecipa a programmi formali d’istruzione, prevalentemente a livello terziario.
L’ISTRUZIONE TERZIARIA
L’UNIVERSITÀ
Il conseguimento di un titolo di studio dell’istruzione terziaria rimane relativamente basso, il 19% dei 25-64enni hanno un’istruzione terziaria (media OCSE: 37%) pur aumentando per le generazioni più giovani: il 28% consegue tale istruzione tra i 25-34enni (34% per le giovani donne),.
Le discipline artistiche e umanistiche, le scienze sociali, e il settore dell’informazione restano tra le discipline più popolari, l’Italia registra la seconda quota più alta (29%) di adulti laureati in tali discipline tra i Paesi dell’OCSE. Il tasso di occupazione è relativamente basso per gli adulti laureati nelle discipline artistiche (72%) o umanistiche (78%),
La quota di adulti con un’istruzione terziaria in ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia è comparativamente bassa (15%), sebbene sia leggermente più alta tra i neo-laureati (17%) ma gli adulti con un titolo di studio dell’istruzione terziaria in alcuni degli ambiti relativi a scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (note come discipline STEM) registrano tassi di occupazione prossimi alla media OCSE: in particolare per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (87%), ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia (85%).
Il tasso di occupazione dei 25-34enni con un titolo di studio terziario è del 67%, rispetto all'81% dei 25-64enni.
Gli adulti con un’istruzione terziaria guadagnano il 39% in più rispetto agli adulti con un livello d’istruzione secondario superiore, rispetto al 57% in più, in media, nei diversi Paesi dell’OCSE.
In Italia, la distribuzione dei redditi degli adulti laureati è abbastanza equilibrata, sebbene il 15% degli adulti laureati (media OCSE: 10%) guadagni meno della metà del reddito mediano. Gli incentivi per completare un’istruzione terziaria sembrano essere ancora più deboli per i giovani adulti: il vantaggio in termini di reddito rappresentato da un’istruzione terziaria scende al 19% tra i 25-34enni, rispetto al 38% in media nell'area dell’OCSE. Inoltre, la distribuzione dei redditi degli adulti laureati è diseguale tra uomini e donne: le donne guadagnano in media il 30% in meno rispetto agli uomini (media OCSE: 25%), tali valori variano dal 26% in meno per le donne 55-64enni al 36% in meno per le 35-44enni.
GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI (ITS)
Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono ancora relativamente nuovi in Italia: solo l’1,7% delle matricole iscritte per la prima volta nel 2017 (il 2,7% degli uomini iscritti per la prima volta) si è iscritto a un ITS. Le istituzioni italiane stanno fortemente promuovendo questi percorsi professionali a livello terziario per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
I NEET
L’Italia registra la terza quota più elevata di giovani che non lavora, non studia e non frequenta un corso di formazione (NEET) tra i Paesi dell’OCSE:
il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è NEET, rispetto alla media OCSE del 14%.
Circa l’11% dei 15-19enni sono NEET, ma questa quota triplica per i 20-24enni, raggiungendo il 29% per le donne e il 28% per gli uomini nella classe d’età in cui inizia la transizione verso l’istruzione terziaria e il mercato del lavoro.
Sebbene il livello d’istruzione sia più alto tra le donne, il tasso di giovani NEET aumenta fino al 37% per le donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni e scende al 26% per gli uomini della stessa coorte.
Il gruppo NEET comprende sia i giovani inattivi (che non cercano lavoro in modo attivo) sia i disoccupati. L’Italia e la Colombia sono gli unici due Paesi dell’OCSE con tassi superiori al 10% per le due categorie (inattivi e disoccupati) tra i 18-24enni. Inoltre, la Grecia e l’Italia sono gli unici Paesi in cui più della metà dei 18-24enni è rimasta senza lavoro almeno per un anno.
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