Il confronto tra i valori totali 2018-2022 del fabbisogno di diplomati (che nello scenario benchmark è pari a 809.600 unità e sale a 955.500 nello scenario positivo) e l’offerta, cioè il numero di diplomati che si rendono disponibili a lavorare previsti per gli stessi anni (pari in complesso a 1.308.100) segnala, a differenza dei laureati, una situazione di eccesso di offerta. Questa è poi “aggravata” dalla presenza dei numerosi diplomati in cerca di occupazione già presenti sul mercato del lavoro.
È del tutto ragionevole ritenere che questa offerta di diplomati già presenti sul mercato, sia essa esplicita (i circa 1.250.000 disoccupati in cerca di lavoro) o potenziale (gli inattivi che potranno rimettersi “in gioco”) sia pari a oltre tre volte la “leva” annuale di giovani che arrivano al diploma e a circa 6 volte il numero di quelli che fanno ogni anno il loro ingresso sul mercato del lavoro.
Se si considera che nella migliore delle ipotesi (riflessa dallo scenario positivo) il fabbisogno di diplomati previsto negli anni dal 2018 al 2022 potrà essere complessivamente di 955.500 persone, su questo numero “massimo” di posti di lavoro si giocherà la competizione tra il 1.250.000 (almeno) di disoccupati con diploma tuttora presenti sul mercato del lavoro, lascito della lunga crisi che il paese.
Queste stime sono il risultato del modello previsionale sviluppato nell’ambito del Progetto Excelsior utilizzando varie serie di dati di più fonti, non solo per quanto riguarda gli ingressi e le uscite da ciascun livello formativo, ma anche per quanto riguarda gli sbocchi e i percorsi successivi al conseguimento dei rispettivi titoli di studio, diploma o laurea.
Questi comprendono però 16.700 diplomati a indirizzo agrario, escludendo i quali il totale si porta a 1.292.000 unità (Fonte Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior).
Tra gli impiegati e le professioni qualificate commerciali e dei servizi emergono per maggiore dinamicità le professioni qualificate dei servizi personali (il cui tasso medio di fabbisogno raggiunge il 7,5%), quali gli addetti all’assistenza e gli operatori socio-assistenziali. Seguono poi le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (4,4%) e gli addetti nelle attività ricettive (3,3%). Lo sviluppo dei primi due gruppi citati è legato, ancora una volta, all’invecchiamento della popolazione, mentre il terzo riflette la crescita attesa delle attività turistiche e ricettive.
Le professioni più dinamiche tra gli operai specializzati sono i meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchinari fissi e mobili (2,1%), gli artigiani e operai specializzati del cuoio, pelli e calzature (2%), nonché tre altre professioni con un tasso di crescita atteso di poco inferiore al 2%, cioè gli artigiani e operai specializzati di installazione e manutenzione di attrezzature elettriche e elettroniche, i fabbri ferrai, costruttori di utensili e gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni
alimentari. Emergono qui professioni tipicamente industriali, di cui più di una fortemente connessa agli aspetti operativi della gestione di tecnologie “Industria 4.0”.
I laureati dovrebbero presentare un tasso medio di fabbisogno occupazionale del 3,1%. Tra di essi, si rilevano i maggiori tassi di crescita per l’indirizzo insegnamento e formazione, l’indirizzo statistico, quello di ingegneria e quello economico.