Il Gruppo di Lavoro sulle biblioteche digitali dell’Associazione Italiana Biblioteche ha elaborato un nuovo Manifesto per le biblioteche digitali.
Il Manifesto è basato sulla precedente versione pubblicata nel 2005 di cui condivide l’impianto articolato in PRINCIPI (caratteristiche fondamentali), MODELLI (riferimenti organizzativi e tecnologici, che rendono operativi i Principi) e FUNZIONI (attività rese possibili dall’adozione dei Modelli) e di cui riprende diversi concetti chiave quali la concezione delle biblioteche digitali come conversazioni (tesi 1), la loro individuazione sulla base dei servizi che forniscono (tesi 2) e l’identificazione della loro natura di luoghi di vita culturale, equivalente a quella di tutte le altre biblioteche (tesi 4).
Nella nuova versione il riferimento agli aspetti fondamentali delle biblioteche digitali e del contesto in cui esse operano viene aggiornato alle nuove evoluzioni tecnologiche e normative.
Sul piano tecnologico si specifica che gli utenti delle biblioteche digitali non sono solo esseri umani ma anche agenti software quali programmi, sistemi e applicazioni (tesi 3); e si suggerisce che le biblioteche digitali favoriscano l’integrazione funzionale con i motori di ricerca e con i progetti di big-player che promuovono la conoscenza dei contenuti condivisi (tesi 31). Inoltre si introduce il tema del Web semantico con riferimento alla prospettiva Linked Open Data e ai processi di data-mining (tesi 32), e si evidenzia la necessità per le biblioteche digitali di promuovere l’utilizzo dei dati nei progetti Wikimedia (tesi 33).
Riguardo i principi fondativi e lo scopo delle biblioteche digitali, nel nuovo Manifesto si afferma che le biblioteche digitali non si piegano a un’unica finalità fine a sé stessa, sia essa culturale o economica, ma allestiscono l’ambiente in cui qualunque finalità potrà liberamente venire perseguita (tesi 8) e, nel ribadire che le biblioteche digitali sono finanziate in maniera trasparente (tesi 11), si specifica che, a prescindere dalla loro titolarità pubblica o privata, vanno considerate alla stregua di beni funzionali al perseguimento degli interessi della collettività (beni comuni).
Circa il contesto, nel nuovo Manifesto si evidenzia che le biblioteche digitali si conformano ai piani di sviluppo e alle normative nazionali e europee per il settore digitale (tesi 22) costituendo esse stesse un ecosistema trasversale alle aree di intervento settoriali individuate nei Piani triennali per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (tesi 28); e, nel riaffermare che le biblioteche digitali mal sopportano modelli centralizzati di governo (tesi 10), si caldeggia la cooperazione fra Stato, Enti locali, Università e Istituzioni private, sulla base del modello di governo originariamente delineato per la rete del Servizio Bibliotecario Nazionale.
Nell’ambito di tale ecosistema, il nuovo Manifesto approfondisce anche il tema della conservazione, rimarcando la necessità di gestire l’intero ciclo di vita del digitale, nativo o frutto di progetti di digitalizzazione (tesi 20) e puntualizzando che le biblioteche digitali, in particolare le biblioteche depositarie ai sensi della normativa sul deposito legale, si fanno carico, tramite la cooperazione, della conservazione permanente dell’eredità culturale digitale (tesi 27).
Mentre sul piano economico e del mercato del lavoro, si sottolinea che le biblioteche digitali danno un contributo fondamentale alla sostenibilità economica, sociale, sanitaria e ambientale delle loro comunità (tesi 12) in continuità con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dalle Nazioni Unite; e si ricorda che nelle biblioteche digitali la tecnologia non sostituisce né riduce il lavoro umano: i bibliotecari svolgono attività molteplici, variamente connesse al ciclo di vita del digitale, che spesso travalicano i confini delle singole discipline e delle competenze settoriali, e che richiedono specializzazione elevata (tesi 17).