Pubblicato il rapporto 2018 della Fondazione Agnelli sui tecnici e professionali

05/02/2018

Pubblicato a febbraio il report della Fondazione Agnelli sugli istituti superiori che formano per una professione .

L'inchiesta ha analizzato il percorso dal diploma alla professione di 547.853 studenti che hanno preso il titolo in una scuola tecnica o professionale tra giugno 2012 e giugno 2016 (tre cicli scolastici).
E' stata un'analisi censuaria, di ogni soggetto quindi, e non a campione.
Dopo aver certificato che il 46,6 per cento dei quattordicenni che esce dalle scuole medie sceglie un indirizzo tecnico o professionale, lo studio rivela che solo il 30 per cento di questi diplomati prosegue gli studi all'università (l'aliquota comprende anche gli studenti-lavoratori, l'8,6 per cento). Oltre i due terzi scelgono di entrare subito nel mercato dell'impiego.
Non più del 28 per cento riuscirà a lavorare per più di sei mesi nei primi due anni post-diploma (statisticamente si definiscono occupati). Nello stesso periodo, il 14,7 per cento ha svolto lavori saltuari e frammentari cumulando meno di sei mesi di lavoro (sottoccupati).
I Neet (non studio e non lavoro) nel bacino dei post tecnico-professionali sono il 27,4 per cento (non risultano iscritti a corsi universitari né hanno avuto esperienze lavorative).
La metà esatta dei diplomati che lavora raggiunge entro i primi due anni una posizione stabile: il 22,2 per cento ha un contratto a tempo indeterminato e il 27,6 è inserita in un percorso di apprendistato.

Per ottenere un rapporto di lavoro significativo (contratto con una durata di almeno trenta giorni continuativi) i diplomati considerati hanno atteso in media 263 giorni, quasi nove mesi.
Per trovare un impiego la maggioranza non si è spostata oltre il comune di residenza o la provincia più di quaranta chilometri (70 chilometri al Sud).
A due anni di distanza dal diploma, solo un diplomato su tre (34,3 per cento) svolge un lavoro coerente con il titolo di studi conseguito. La metà (51,3 per cento) deve accontentarsi di una professione non correlata.

I diplomati professionali dei Servizi e quelli del Tecnologico (entrambi settore economico) hanno una più bassa probabilità di occupazione (-1,6 per cento e -1,9 per cento, rispettivamente). I pur meno numerosi diplomati professionali del settore Industria e Artigianato godono, invece, di un piccolo vantaggio occupazionale (+1,1 per cento) e accedono a contratti più stabili (+3,7 per cento).

Coloro che sono arrivati al diploma con qualche anno di ritardo presentano esiti lavorativi via via meno favorevoli, e meno coerenti, rispetto a chi si è diplomato in regola.

Il voto di Maturità è solo blandamente associato alle opportunità lavorative: 10 punti in più all'esame di Stato danno un bonus occupazione dello 0,9 per cento. Chi si diploma bene ha più possibilità, però, di trovare un'occupazione coerente con gli studi.

Sui dati della Fondazione Agnelli, la ministra Fedeli ha detto: "Ad aprile abbiamo varato la riforma dell'istruzione professionale, dal prossimo settembre avremo nuovi indirizzi coerenti con i diversi ambiti del Made in Italy e stiamo qualificando ulteriormente la nostra Alternanza scuola lavoro".